Sostenibilità ambientale: un progetto innovativo per ridurre in agricoltura l’uso dell’acqua e l’inquinamento da agrofarmaci
Thu 24 September 2020Mondo della ricerca e imprese agricole unite per un nuovo progetto di sostenibilità ambientale. Si chiama Agrobox e ha l’obiettivo di sviluppare un’attrezzatura innovativa per eliminare o quantomeno ridurre l’inquinamento puntiforme, che si verifica nelle fasi che precedono e seguono la distribuzione di prodotti fitosanitari, da sversamento di acque contaminate da agrofarmaci, tramite sistemi di filtrazione ad alta efficienza.
Le acque sono quelle che provengono dal lavaggio interno ed esterno di trattori e irroratrici utilizzate in agricoltura. Le acque, una volta depurate, possono essere riutilizzate per i successivi lavaggi delle attrezzature per la distribuzione di prodotti fitosanitari e per la preparazione delle miscele per i trattamenti seguenti, così da razionalizzare e risparmiare la risorsa idrica. Le sostanze rimosse sono smaltite presso aziende autorizzate.
Il progetto Agrobox, finanziato nell’ambito della Misura 16 del Psr del Veneto, è stato presentato nella sede dell’Azienda agricola e vitivinicola F.lli Recchia a Jago di Negrar, capofila dello studio, dai partner che sono Mete srl azienda che ha progettato e realizzato l’impianto, Agridinamica srl che segue il coordinamento scientifico e attuativo della provincia di Vicenza, Università di Padova Dipartimento territorio e sistemi agroforestali (Tesaf) per la validazione scientifica e le Edizioni Informatore Agrario per la parte divulgativa. Ha partecipato al progetto anche l’azienda agricola Bragantini di Isola della Scala (produzione di riso).
Funzionamento del macchinario
Si inizia con il lavaggio del trattore e dell'irroratrice su una piazzola attrezzata, dalla quale le acque contaminate vengono raccolte e inviate un primo serbatoio, dal quale passano all'impianto di trattamento. Qui le acque vengono sottoposte, in varie successioni, a processi di filtrazione da cui si ottiene acqua pulita tra il 90-95% e stoccata in un serbatoio. L’acqua può essere così riutilizzata mentre i residui (concentrati liquidi e solidi) vengono smaltiti.
“Abbiamo aderito con interesse a questo progetto di grande utilità per l’ambiente e per la razionalizzazione dell’acqua, risorsa preziosa da non sprecare. Inoltre, sono coinvolte più realtà, a partire dalla ricerca scientifica fino alle imprese agricole, per una applicabilità precisa e concreta dello studio. Questo progetto tocca il tema della sostenibilità ambientale che interessa sia gli operatori che lavorano nei campi ma anche tutta la cittadinanza. E’ necessario non immettere sostanze inquinanti nell’ambiente e recuperare l’acqua che può essere riutilizzata in un secondo momento”, ha sottolineato Chiara Recchia, responsabile amministrativa e marketing dell’Azienda Agricola F.lli Recchia.
Marco Galli, coordinatore dei nuovi progetti di Agridinamica, ha precisato: “Abbiamo cercato di dare una risposa all’esigenza delle imprese agricole di lavare irroratrici e trattori per garantirne l’efficienza tecnologica, e per evitare che l’operatore e l’agricoltore entrino in contatto con i residui che restano nei macchinari. Le macchine vanno lavate ma bisogna evitare lo spandimento delle acque contaminate nell’ambiente. Agrobox consente di recuperare fino al 95% delle acque di lavaggio per utilizzi successivi, anche se stiamo lavorando per arrivare a una percentuale superiore. Per il progetto ci siamo avvalsi della collaborazione di imprese innovative come le aziende agricole F.lli Recchia e Bragantini che, con esigenze diverse, hanno contribuito allo studio in essere”.
Da un'indagine condotta dall'Università di Torino è emerso che in un'azienda viticola di medie dimensioni si producono ogni anno in media circa 1500 litri di acqua di lavaggio. Il nuovo sistema Agrobox comporta quindi un risparmio di acqua e una diminuzione di inquinamento.
Cristiano Baldoin del Dipartimento territorio e sistemi agroforestali (Tesaf) dell’Università di Padova che ha il ruolo di partner scientifico con l’obiettivo di tracciare scenari per l’utilizzo della tecnologia Agrobox ha evidenziato: “Il nostro studio parte dalla considerazione che i reflui di lavaggio delle macchine irroratrici sono potenzialmente una fonte di inquinamento benchè in numeri assoluti sembra si tratti di quantità limitate. In realtà, bisogna considerare che ogni macchina può depositare su di sé l’1% di quanto eroga in termini di miscela di prodotti fitosanitari, le macchine vengono lavate generalmente sempre sulle stesse superfici in azienda più volte l’anno e che sul territorio veneto ci sono più di 30mila macchine irroratrici. Ecco che la quantità di acqua reflua contaminata è importante e si rende necessario avere un’apparecchiatura che la bonifichi e la renda riutilizzabile”.
Il progetto Agrobox è iniziato nel 2019 e il sistema è già validato. I partner del progetto prevedono la commercializzazione del macchinario entro la fine di quest’anno.